Sfrutta le potenzialità del tuo cervello al massimo con le mappe mentali

Mappe Mentali - Eugenio Olmetto

Per diventare imprenditori vincenti, non basta lavorare molte ore al giorno ma bisogna imparare a sfruttare le Mappe Mentali ed essere come Michael Jordan…

 

La Community Boosters intervista Eugenio Olmetto, creatore del Metodo Olmetto.

Il bello della vulnerabilità.

Questo concetto decisamente unconventional nel mondo del Business e, più in generale nella società moderna apre il nostro incontro con Eugenio Olmetto, il primo a portare in Italia le Mappe Mentali applicate al Business e “padre” del ‘Metodo Olmetto che si basa proprio sulle mappe mentali e sulla loro applicazione per ottenere “più risultati e zero stress per i professionisti”.

E lo proseguiamo con quella che sembra un’ovvietà ma che, in realtà, rappresenta una barriera per la maggior parte di noi.

Ammettere di non saper fare qualcosa. “Se noi vogliamo crescere dobbiamo imparare a fare cose nuove. E per imparare qualcosa di nuovo dobbiamo ammettere di non saperlo fare”. Il nostro “viaggio” nel cuore delle Mappe Mentali per il Business inizia da qui…  

Ma perché è così difficile, specie sul lavoro, ammettere di non saper fare qualcosa?

olmetto mappe mentaliFin da piccoli veniamo educati a non mostrare le nostre debolezze. Mi piace ripetere che “Superman non ha amici”. Il punto è che se io mi mostro come un leader di un gruppo, una persona che non commette mai errori posso difendermi da eventuali attacchi; costruisco questo castello che mi protegge e mi fa apparire invulnerabile ma al tempo stesso impedisce agli amici di aiutarmi: è la classica sindrome del capo. Ne ho visti parecchi di imprenditori accentratori che diventavano un collo di bottiglia e bloccavano la crescita aziendale.

Se è vero che ammettere di non sapere gestire una cosa può spingere qualcuno a giocare sotto il tavolo, come si suol dire, per farci le scarpe è altrettanto vero che renderci vulnerabili è ciò che permette di creare un rapporto con le altre persone.

Nel marketing ammettere una debolezza crea connessione ed empatia con le persone e dopo averla ammessa, poi dimostrare tutta la tua forza.

Ma il punto è che non bisogna mai avere paura di chiedere aiuto. Posso fare un esempio?

Certo, prego…

michale jordan vincente

“In questi giorni, su Netflix stanno trasmettendo “The Last Dance”.

Ebbene sappiate che Michael Jordan è diventato un leader nel momento in cui si è accorto che per vincere aveva bisogno dei suoi compagni.

Io sono un grande appassionato di basket, ma consiglio a tutti di guardare questa Docu serie per comprendere certe dinamiche.

Jordan nei primi anni della sua carriera, pur essendo fortissimo era considerato un perdente mentre oggi è diventato il simbolo dell’atleta vincente per eccellenza.

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È la paura di sbagliare che ci blocca?

Nella nostra società l’errore non è ammesso. In realtà sono proprio gli sbagli che ci aiutano a crescere e quello che ci blocca è proprio non riuscire ad imparare dai nostri errori. Capita a tutti di sentirci “stupidi” ogni tanto, ma dobbiamo imparare ad essere liberi di sentirci stupidi con la consapevolezza non esserlo.

In questo periodo in cui stiamo lavorando in smart working, anche chi è abituato a fare tutto da solo è costretto a delegare molto più di prima, no?

Sì, ma quando si parla di delega dobbiamo considerare anche la mancanza di fiducia. Se non sei in grado di delegare in una situazione normale, è difficile che ti riesca in una situazione di stress come quella attuale.

Devo ammettere che lo stile di leadership precedente non può funzionare in questo nuovo scenario creato dalla pandemia. Quello ci frega è che se il mio approccio alla leadership ha funzionato in passato, spesso faccio una gran fatica a cambiarlo nella ricerca di risultati ancora migliori.

Torniamo a Michael Jordan che avrebbe potuto diventare il miglior realizzatore della storia del basket, ma lui a un certo punto ha avuto la consapevolezza di volere altro, ovvero il titolo NBA con la sua squadra…

 

Quanto è produttiva mediamente una persona nel corso di una giornata?

Sono molte poche quelle che riescono ad arrivare fino al 50% del loro tempo lavorativo. Se riusciamo a diventare bravi nella pianificazione e ottimizzazione del nostro lavoro potremmo lavorare molto meno e ottenere risultati superiori.

Non basta dire: ‘io lavoro 14 ore al giorno’ se poi sei produttivo per 5-6.

Così facendo non si fa altro che sottrarre tempo ad altri ruoli come quello di genitore, partner o allo stare con gli amici. Le attività sono giusto spaziose. Ecco perché quando siamo sotto pressione e paradossalmente quando abbiamo meno tempo a volte riusciamo a rendere di più.

Invece se imparassimo a gestirci meglio potremmo affrontare il lavoro con lo stesso entusiasmo ma senza lo stress che deriva dalla paura di sbagliare o da una scadenza estremamente ravvicinata.

 

Per essere più produttivi, come possiamo gestire meglio le priorità nelle nostre attività?

mappe mentali

Non perdere di vista l’obiettivo.

Noi facciamo un sacco di confusione tra obiettivi e strategie compromettendo entrambi.

Pensiamo alla situazione attuale… L’obiettivo è impedire che il virus covid-19 si diffonda, la strategia è stata quella di barricarsi in casa. Siamo passati dal considerare la pandemia da un semplice raffreddore ad una peste, proprio per questa confusione.

Ma una volta definito l’obiettivo possiamo considerare più chiaramente anche altre strategie per raggiungere il risultato.

 

E trovare il tempo per farlo…

Noi sentiamo il bisogno di giustificare quello che non riusciamo a fare con una motivazione razionale e una delle più utilizzate è “non ho tempo, ho troppe cose da fare”.

Falso.

Rimandiamo le attività importanti perché dietro queste attività ci sono emozioni come paura e disgusto che ci portano a procrastinare qualcosa. O qualcosa che ci spaventa o qualcosa che banalmente non ci piace.

La paura è un’emozione primordiale, ma bisogna imparare a distinguere tra la paura che ci mette in un pericolo reale e quella che invece è rivolta solo al nostro ego.

Una volta compreso questo, da freno la paura si trasforma nel nostro miglior alleato che ci indica qual è la strada giusta.

Comprendere questa dinamica ci permette di accettare le nostre emozioni e lavorarci, magari per trovare un modo più piacevole per eseguirle.

 

Navigare sui social e restare al computer tra un’attività che richiede concentrazione e l’altra aiuta a scaricare la tensione o no?

No! Invece di ricaricarti queste attività ti scaricano. Scegliere attività né importanti né urgenti ma apparentemente piacevoli come stare sui social o al computer non è rilassante. Non ti muovi, non cambi aria, non porta energia dinamica nel tuo corpo.

Servono attività che ti ricaricano veramente: puoi dormire qualche minuto, fare una passeggiata…

 

Sempre in tema di pianificazione e gestione del tempo, come risolvere le criticità che dobbiamo affrontare?

Il tempo non basta mai, questo è normale e dobbiamo accettarlo. Le attività che possiamo fare sono potenzialmente infinite mentre il tempo a nostra disposizione è limitato. È così per tutti: il tempo è una variabile fuori dal nostro controllo.

Per gestirlo al meglio dobbiamo avere innanzitutto chiarezza su quali sono i nostri ruoli, stabilendo qual è il nostro ruolo più importante.

E sapete qual è il vostro ruolo più importante?

Essere voi. Ovvero il tempo che dedichi a te stesso. La pianificazione parte tutta dalla comprensione dei nostri ruoli sociali e lavorativi che però non porta da nessuna parte se non abbiamo ben chiaro il nostro essere come persona prima di tutto e non hai benzina…

Solo tu, in base ai tuoi obiettivi sai qual è il tempo giusto da dedicare ad ognuno dei tuoi ruoli, ma prima di tutto devi entrare nell’ottica che il centro del tuo universo sei tu. Il primo punto del Metodo Olmetto nonché una delle basi delle mappe mentali è proprio: io sono al centro!

 

Parlaci delle mappe mentali. Cosa sono esattamente?

Non si tratta solo di un metodo di apprendimento ma qualcosa che serve in ogni aspetto della vita.

Le mappe mentali sviluppate da Tony Buzan sono un modo di rappresentare a livello grafico le idee, i contenuti e i pensieri partendo dal centro e diramandosi verso l’esterno.

L’idea su cui si basano le mappe mentali è che noi non ragioniamo in maniera lineare: il nostro cervello è più stimolato ad imparare nel momento in cui rappresentiamo qualcosa a livello grafico con tanto di schemi e colori.

Noi abbiamo tre cervelli: uno creativo, uno logico-razionale e uno legato alla sfera emotiva.

Senza addentrarci in questioni sociologiche, ma le emozioni sono state viste come una debolezza e così abbiamo sviluppato maggiormente la componente logica e razionale.

La rivoluzione è imparare a utilizzare tutti e tre i nostri cervelli per sfruttarli al meglio.

Come? Partendo da una fase divergente dove lascio sfogare la mia parte più creativa ed emotiva senza censurarmi e poi, a seconda dell’obiettivo che devo raggiungere, inizia la fase convergente, quella in cui opero con la parte logica e razionale. Non c’è niente di inutile, devo solo sfoltire quel contenuto per adattarlo allo scopo che ho.

Le mappe ti aiutano ad utilizzare il cervello al massimo del tuo potenziale.

 

“Guarda avanti e mai indietro” e “agisci adesso” sono due pilastri delle mappe mentali nel Metodo Olmetto. Ce li spieghi meglio?

Partiamo da una considerazione fondamentale: “Io sono fatto così” non esiste è una leggenda metropolitana.

Guardare al passato ti fa cadere nelle giustificazioni. Non è il tuo passato che determina cosa succederà domani, ma le azioni che metti in campo oggi. Guardare solo al passato ti impedisce di vedere le opportunità che hai oggi e ti fa cadere nella tentazione di giustificare i tuoi errori.

Giustificazioni se ne trovano sempre, per qualsiasi cosa. Ma il punto è che se capisco che in quel momento non potevo fare di più e lo accetto senza giustificarmi né tormentarmi, allora ho la possibilità, oggi, di fare qualcosa di diverso.

Ripeto: “sono fatto così” non esiste, ognuno di noi se vuole può migliorarsi.

E tu cosa stai facendo per farlo?

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